FANTASMI
Tutti coloro che vivono in dimore storiche, hanno avuto esperienze simili a quelle che raccontiamo in questa pagina, che è infatti dedicata a “loro”. Ovvero secondo noi…..presenze discrete, che a volte manifestano la loro energia. Castello Gallelli è infatti al centro di vari fenomeni, ovvero luci che in alcune stanze si scoprono accese, quando invece erano state spente, porte chiuse, trovate invece aperte, passi uditi nell’antrone delle scale in piena notte, o rumori che provengono da alcune stanze disabitate.
In questa pagina descriveremo degli episodi (alcuni dei quali si tramandano oralmente da generazioni).
Le messe di suffragio
Era circa il 1880 quando un ragazzino sui 15 anni al crepuscolo risaliva svelto il viottolo sterrato che porta a castello Gallelli.
Era il figlio del fattore mandato dal padre a pagare l’affitto mesile sui terreni del barone. Quando il ragazzo giunse all’altezza del mandrile (un edificio interamente in pietra, difeso da muri e feritorie, abitato dai mandriani dei Gallelli, pagati per sorvegliare le mucche da latte ivi custodite), incontrò fermo proprio sul ciglio del viottolo un signore alto, distinto, vestito con un abito grigio scuro, con la barba curata, che sembrava aspettare proprio lui.
Vai dal barone?
Chiese quel signore.
Si!
Rispose incuriosito il ragazzo.
Allora dovresti gentilmente riferire al barone tuo padrone, di far recitare delle messe di suffragio al suo vecchio padre, morto lo scorso mese.
Disse quel signore.
Riferirò eccellenza!
Rispose il ragazzo.
Giunto al castello, dopo aver pagato il fitto mensile, il ragazzo come promesso raccontò al barone quel bizzarro episodio.
A quel racconto il barone si chiuse pensieroso in un profondo silenzio.
Poi si alzò, e con la mano fece cenno al ragazzo di seguirlo.
Giunti nel salotto principale, senza dare spiegazioni il barone mostro al giovane il dipinto del padre, morto proprio il mese passato.
Il ragazzo senza esitazione confermò che quel ritratto corrispondeva esattamente alla persona incontrata.
Il giorno dopo, e per i successivi trenta giorni il barone fece recitare dal parroco di Badolato trenta messe di suffragio al suo defunto genitore.
Il ritratto del barone Giuseppe Lorenzo Gallelli, cavaliere della corona d’Italia, e fondatore della banca Gallelli il 5 ottobre 1860, olio su tela 52x71 -1880.
Il passo di Teresa
In famiglia si tramanda anche questo racconto.
Ovvero un giorno morì a castello un’ anziana domestica intorno al 1946.
Si chiamava Teresa e divideva le incombenze a castello con un altra domestica più giovane.
Le due, qualche mese prima avevano introdotto alle mansioni di casa una terza giovanissima domestica assunta all’età di 17 anni, di nome Menica (la quale rimarrà poi a servizio fino alla sua morte).
La servitù addetta agli appartamenti del castello dormiva al secondo piano, mentre tutti gli altri domestici (giardinieri, e stallieri,) dormivano invece alla dipendenza (un grande edificio a pianta rettangolare a circa 50 metri dal castello). Menica racconta che una sera, mentre dormiva nella stessa stanza con la domestica più anziana, entrambe a distanza di circa un mese dalla morte di Teresa, nel silenzio notturno del castello udirono il suo personalissimo passo.
Un passo trascinato che…... nel buio delle scale, saliva dall’androne passo dopo passo su per lo scalone principale, fino ad arrivare quasi dietro la loro porta.
Lo scalone in granito, ove in alcune notti si sentono salire i passi
La cappella di Sant’Anna dei Parafrenieri
Inizialmente contenuta al secondo piano del castello, e dedicata a San Giorgio e il Drago, la cappella gentilizia di famiglia, venne successivamente spostata al pian terreno, e dedicata a Sant’Anna dei Parafrenieri, in occasione della ricezione dei baroni Gallelli di Badolato nel prestigioso collegio dei Parafrenieri Pontifici, avvenuto il 25 novembre 2014. Già indicati con il termine STRATORES, i parafrenieri pontifici devono l'origine del loro nome al termine parafreno, utilizzato per indicare i cavalli da parata.
I parafrenieri, infatti, erano gli antichi famigli del papa incaricati, già prima del X secolo della direzione e del governo delle scuderie pontificie. Nei secoli tale carica venne cominciò ad esser data anche a sovrani e principi, dato che era considerato un grande privilegio poter reggere il morso del cavallo del papa, nonché porgere la staffa al Sommo Pontefice. Tra i Parafrenieri Pontifici ad esempio anche Lorenzo de Medici (il magnifico). A volte la luce della cappella di Sant’Anna viene trovata inspiegabilmente accesa, benchè sia stata spenta con certezza dai proprietari.
La luce della cappella di Sant’Anna dei Parafrenieri a volte viene trovata accesa.
Le Prigioni dei briganti
Castello Gallelli è tutt’oggi provvisto di tre tipiche prigioni, ovvero celle detentive (di circa 1,80 x 2,40 metri), site al piano terra all’interno di tre torri su cinque totali, con classiche cancellate di ferro a stecca verticale. Queste celle (oggi trasformate in comodi bagni) erano ancora in funzione nel diciannovesimo secolo, per detenere in sicurezza quei briganti
https://it.wikipedia.org/wiki/Brigantaggio che venivano sorpresi a raziare gli olinveti di famiglia, o in generale a rubare all’interno della proprietà. I briganti (piaga sociale dell’epoca) rimanevano dunque rinchiusi nelle celle di castello Gallelli, per il tempo necessario che la guardia nazionale borbonica impiegava a giungere per prelevarli (spesso qualche giorno di cavallo). In alcune notti, si verifica uno strano fenomeno, infatti la cella della torre sud-est (oggi trasformata in bagno) inizia a sbattere lentamente con cadenza ritmica (senza che vi siano correnti d’aria).
Il fenomeno cessa non appena si giunge sul posto per cercarne la causa.
La cella del la torre nord-ovest (è la terza cella oggi trasformata in bagno)
Una banda di briganti calabresi (1861).
Le finestrelle esterne delle celle
La carezza spettrale
Quando nel 2007 la nobile Isabella Corsi di Turri, si trasferì a castello Gallelli, a seguito del matrimonio col barone Ettore Gallelli di Badolato, una mattina di luglio verso le 11:00 salendo lo scalone principale, e passando davanti a una delle camere da letto, percepì distintamente una carezza sulla spalla.
L’episodio non si ripetè più dopo quel giorno, ma la baronessa lo intese come segno di ben venuto in famiglia da parte “loro”.
La porta della quinta torre
A volte (anche durante il giorno), la porta attraverso la quale si accede al terzo piano, (ovvero alla quinta torre centrale tramite un antica scala a chiocciola), comincia a sbattere delicatamente emettendo il classico cigolio tipico dei cardini, ma senza che via siano correnti d’aria.